PROGETTO “ SOS Kosovo Metohija “Dal marzo 1999 data d’inizio della “ guerra umanitaria” della Nato contro la ex Jugoslavia, seguiamo attraverso la solidarietà e un costante lavoro informativo, il vero e proprio tentativo di genocidio del popolo serbo e delle altre minoranze nel Kosovo Metohija,” perseguitate con la sola colpa di aver creduto ed essere stati leali, verso la convivenza e la multietnicità di ciò che è stata la ex Jugoslavia.Perché oggi, nel colpevole silenzio di media e apparati mediatici, si sta consumando un crimine contro un intera popolazione, sulla base dell’appartenenza etnica, altroché “ intervento umanitario “del 1999.Oggi nel cosiddetto “Kosovo liberato” la dimensione esistenziale quotidiana di uomini, donne e bambini serbi, rom, montenegrini, goranci, turchi, egizi e spesso anche albanesi non asserviti alle bande criminali dell’ex UCK, è una dimensione “drammatica”, una vita segnata dall’incubo della persecuzione violenta e della morte, rinchiusi e assediati dentro enclavi e isolati completamente da tutto…. Una non vita.In seguito all’appello che ci giunse nel marzo scorso dalle enclavi del Kosovo ( che potete leggere nel retro) e con l’aiuto del Ufficio Adozioni Internazionali del Sindacato Samostalni della Zastava di Kragujevac, abbiamo deciso di avviare la costruzione del Progetto SOS KOSOVO METOHIJA, a cui chiediamo di collaborare chiunque voglia affiancare e sostenere la “resistenza”di questo popolo che chiede solo di vivere dove sempre è vissuto e dove ha le proprie radici millenarie.Il Progetto consisterà, come sempre abbiamo fatto, in un duplice obiettivo :una Solidarietà concreta, sostenendo economicamente le famiglie più bisognose, cercando di fornire alle comunità, quanto ci verrà richiesto come urgenze e necessità collettive;un lavoro di Informazione, denuncia e testimonianza di quanto accade ed è accaduto in quella terra martoriata.Come sempre il principio che ci muove, è che saranno i nostri referenti sul posto a decidere ed a stabilire cosa hanno bisogno e le loro priorità.Sappiamo che, come sempre saranno gocce nel mare della disperazione, ma sappiamo anche che, rompere il silenzio della disinformazione, portare atti concreti di solidarietà, seppur piccoli, significa nel concreto dei popoli che resistono, rompere l’accerchiamento dell’isolamento sociale e civile e dell’invisibilità della loro situazione, che spesso è letale quanto la violenza subita, perché annichilisce gli animi e il pensiero del futuro.Per queste genti tutto ciò significa anche tenere viva la fiammella della speranza, significa non sentirsi soli, significa continuare a lottare per vivere e soprattutto continuare a lottare per la libertà.All’interno del Progetto queste sono le enclavi già interessate : Orahovac, Gorazdevac, Kosovska Mitrovica, oltre al progetto con Nis per l’area di Pristina.I nostri referenti sono le persone con cui da cinque anni lavoriamo per i progetti su Kragujevac e Belgrado:Rajka e Miljanka ( Uff.Adozioni Internazionali Sindacato Samostalni) e Gordana ( Decje Istina).Per Orahovac il referente locale è il maestro Blazo Radic; per Gorazdevac il referente locale è Maksic Milko, per K.Mitrovica è Ilija Spiric, per Pristina è Radmila Vulicevic.Per l’Italia, coordinatore e responsabile del Progetto verso i referenti di là è Enrico Vigna.Sono a disposizione di chi vorrà sostenere questo progetto, già da subito, i video appena fatto “ Kosovo 2005, viaggio nell’apartheid” e “I Dannati del Kosovo”; il libro “ Kosovo liberato e il libro con le lettere dei bambini di Orahovac “ Dalla guerra all’assedio” con relativa mostra; oltre ad altri libri, video e materiali, i cui introiti vanno per i progetti.Il nostro CHE FARE: il PROGETTO “SOS KOSOVO”La situazione logistica è veramente complessa e molto difficile da tutti i punti di vista, sia per la comunicazione estremamente complicata e discontinua, che per l’impossibilità di fatto di portare cose particolari. Ma soprattutto è la situazione politica stessa, che rende complicata qualsiasi progettualità, in quanto la prospettiva anche di questo precario stato di vita nelle enclavi, non ha oggettivamente e realisticamente un futuro. Tutti coloro incontrati e intervistati in Kosovo, alla domanda cosa pensano degli sviluppi futuri, danno pacificamente per scontato una nuova ondata di violenze nei prossimi mesi per cacciare gli ultimi rimasti, per poi arrivare all’appuntamento finale con il completamento della pulizia etnica, che sarà il momento dell’indipendenza, probabilmente il prossimo anno. Questo è un po’ il pensiero comune di tutti gli abitanti lì, ad altri sviluppi loro non credono; un'altra realtà è quella invece di Mitrovica , dove pur partendo dalle stesse valutazioni di sopra, danno altre valutazioni e scenari, come risposta a quanto accadrà, come descritto nella relazione del viaggio fatta da E. Vigna.Per questo i nostri Progetti di solidarietà vanno pensati in un ottica di contingenza, che sono indicati nei dettagli del Progetto SOS Kosovo, sulla base degli accordi presi con i nostri referenti del posto.Un altro aspetto delicato e su cui va fatta una specifica attenzione è proprio quello dei referenti nelle comunità delle enclavi. C’è un rischio molto alto che, se non si è attenti nello stabilire il referente, peccando di superficialità, invece di aiutare, si fanno gravi danni e problemi alla comunità dell’enclave, provocando divisioni e disgregazioni, che già esistono per motivi più generali. Così l’aspetto della solidarietà, invece che avere una funzione positiva e costruttiva, produce un fattore di negatività sociale, con gravissime conseguenze nel loro vivere quotidiano internamente all‘enclave.Per questo, come Associazione SOS Yugoslavia e nello specifico del Progetto SOS Kosovo, ancora di più, abbiamo chiesto a loro come Associazione pubblicamente, nell’assemblea di indicare il loro referente di fiducia.Per chi volesse darci una mano o essere informato sui dettagli, le richieste, i percorsi concordati e i progetti di lavoro, contattateci.I primi obiettivi concreti dei Progetti sono:
“Associazione Donne di Srecna Porodica ( per una Famiglia Felice), Nis
Dalla lettera di un bambino serbo kosovaro dell’enclave di Orahovac:“ …la mia infanzia trascorre circondata dal filo spinato, anche se ho dodici anni, da quattro anni non ho ciò che hanno tutti bambini del mondo, cioè la libertà. Io vorrei che tutte le fabbriche di filo spinato si trasformassero in fabbriche di giocattoli e fiori, così avremmo abbastanza giocattoli e fiori per tutti i bambini del mondo…”( Dusan M. 12 anni )(Tratto dal libro di E. Vigna: Dalla guerra all’assedio . Ed. La Città del sole)
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